25.10.06

Il mondo è complesso come un broccolo


Anche i broccoli possono essere utili per spiegare la fisica. Ne sanno qualcosa i molti intervenuti al "caffè scientifico" con Marco Bianucci, Giorgio Parisi e Stefano Zapperi, nella mattinata di domenica 6 novembre all'Histoire Café Garibaldi. I tre fisici, appollaiati su altrettanti sgabelli a dominare una platea colorata e attenta, hanno infatti affrontato il tema della teoria della complessità, cercando di rispondere alla domanda del titolo: "Il mondo è complesso?".

Il protagonista indiscusso è Giorgio Parisi, ordinario di Teoria quantistica alla Sapienza e già candidato al Premio Nobel: «credo che uno dei motivi per cui non gliel'abbiano ancora dato», commenta Bianucci, che si ritaglia il ruolo di moderatore, «sia che ha scritto così tanto da averli spiazzati».
Quando il fisico romano ha cominciato a indagare la complessità, Stefano Zapperi (classe 1970) aveva otto anni: «Nella complessità ci sono nato», commenta. Ma non è solo un interesse "generazionale": «credo che l'aspetto più interessante di questa teoria sia la sua interdisciplinarietà. I sistemi complessi ci circondano». Bianucci è d'accordo: «se ne parla tanto perché lo studioso da Galileo in poi si era concentrato sul particolare, cercando di isolarlo dal sistema. Oggi abbiamo riscoperto che le cose non stanno così. Ci sono alcuni sistemi il cui comportamento è dipendente dalle relazioni fra le parti che li costituiscono».
Naturalmente vi sono ancora ampi settori in cui la teoria della complessità sta muovendo i primi passi: «le teorie non escono vestite di tutto punto come Atena dalla mente di Giove», ammonisce Parisi, «c'è tutto un lavoro di "lucidatura"». E ci sono anche dei limiti. «Einstein», ricorda sorridendo il fisico romano, «diceva che per spiegare dei dati sperimentali vanno usate schematizzazioni il più semplici possibili, ma non più semplici di così».

Fra i tanti possibili ambiti di applicazione, c'è quello della fisica dei terremoti: «il terremoto non è altro che una frattura della crosta terrestre», sintetizza Zapperi, «e come ogni altra frattura produce determinati rumori. Ecco, ci sono proprietà statistiche del segnale rumoroso che sono simili in molti sistemi. Cambia solo la scala».

Il punto della variante di scala è uno dei noccioli della discussione. Parisi esemplifica la materia con un paragone vagetale: «avete presente un broccolo? È formato da una struttura piramidale, ed ogni piramide è formata a sua volta da altre piccole piramidine, e via così. È un tipico esempio di variante di scala... e fra l'altro mi pare anche che sia la stagione giusta».
La variante di scala non è l'unica dipendenza che lega i differenti sistemi, e Zapperi fornisce altri due esempi: «ci sono sistemi che dipendono dal volume, come quando bollo l'acqua ed ho bisogno di più o meno calore a seconda di quanto liquido ho nella pentola. Altri hanno una dipendenza logaritmica, come la frattura dei materiali».

Dopo soli venti minuti di conversazione, cominciano subito le numerose domande di un pubblico seduto in ogni angolo disponibile e che ha molto apprezzato l'onestà intellettuale degli intervenuti, soprattutto su temi spinosi come il rapporto fra libero arbitrio e complessità. «Noi fisici ci occupiamo di cose semplici», si scusa Zapperi, «anche se il rischio della complessità è che si diventa rapidamente tuttologi, non mi sento di dar risposte».
Altro tema difficile, quello del rapporto fra complessità e scienze sociali. Il tono di Parisi si indurisce un po': «quello delle scienze sociali è un campo estremamente delicato. Se una teoria sbagliata finisce in mano ai politici può essere pericoloso. Un esempio classico, e sgradevole, è quello della sociobiologi, che cerca di spiegare i comportamenti sociali a partire da quelli biologici». In una certa misura si può anche leggere la storia in questo modo, «ma utilizzare la sociobiologia per giustificare la disuguaglianza fra gli uomini mi pare molto pericoloso», conclude Parisi. È possibile prevedere l'evoluzione, modellizzandola? «Questa è una domanda che resterà sempre senza risposta», mormora Bianucci. «Per ora i fisici hanno usato modelli stilizzati che non permettono nessuna previsione», ribatte Parisi.

Il fuoco di fila delle domande non si attenua. Una, due, anche tre per volta. «È come un quiz! Scelgo la terza...», si diverte Zapperi. Lo scienziato galileiano è ancora adeguato allo studio della complessità? «Il metodo è ancora valido», conferma Bianucci. Zapperi è d'accordo, «solo che non cerchiamo più un valore uguale ma un tipo di fluttuazione uguale».

Una dei portati della teoria della complessità è che ha reintrodotto le "scuole di pensiero" nella fisica: c'è chi la difende e c'è chi la attacca, come la rivista Scientific American che insinua di non aver ancora visto risultati concreti dalla sua applicazione. «Non è vero», risponde secco Bianucci, che si dimostra comunque contento della divisione in "scuole". Con un "però": «la discussione entra nel vivo se danno cento miliardi per finanziare un acceleratore di particelle e quando servono a me cento milioni per la ricerca non li danno». Caldi applausi.

«Le scuole compaiono sempre quando ci sono teorie nuove», commenta accomodante Parisi, portando l'esempio della meccanica quantistica, che fu messa in dubbio per trentacinque anni: «Planck, il suo fondatore, amava dire che "le nuove teorie si affermano non perché i sostenitori delle vecchie si convincono, ma perché muoiono"». Nel salutare il pubblico, i tre consigliano di andare a vedere la mostra Semplice e complesso a Palazzo Ducale: «è bellissima», aggiunge Parisi, «e dà una sensazione quasi tattile della complessità di molti sistemi».

Giorgio Parisi ha pubblicato La chiave, la luce e l’ubriaco con Di Renzo Editore.


20.10.06

Premio internazionale Galileo Galilei a Giorgio Parisi


Lo storico John Heilbron e il fisico Giorgio Parisi sono i vincitori del Premio internazionale Galileo Galilei dei Rotary club italiani: la consegna dei premi avverrà l'8 ottobre 2006 nell'Aula magna dell' Università di Pisa.

Il riconoscimento è da quest'anno diviso in due sezioni. Alla prima, che da 45 anni premia uno studioso straniero specializzato nella civiltà italiana, si è aggiunto il premio per uno scienziato italiano che ha raggiunto fama internazionale.

Recentemente è stato pubblicato un libro di Giorgio Parisi (La chiave, la luce e l'ubriaco), edito da Di Renzo Editore.


Il Premio Nobel a un Italiano?


Ho trovato il primo libro divulgativo di Giorgio Parisi, La chiave, la luce e l'ubriaco (Di Renzo Editore), molto interessante. Si capisce subito che si muove su un livello alto della conoscenza della materia: bastano due parole e si entra immediatamente nel modo fantastico della fisica. Proprio come Enrico Fermi con il suo piccolo libro sulla Termodinamica. Insomma, chi conosce a fondo l'argomento ci offre il distillato senza necessità di arricchire la comunicazione per nascondere incertezze e ignoranza.
Ho anche appreso che Giorgio Parisi è uno dei candidati al Premio Nobel. Sarebbe fantastico, anche perché è uno dei pochi che ha deciso di restare in Italia, senza rimpianti, tirandosi su le maniche e mettendosi a lavorare con i pochi mezzi a disposizione. Complimenti a questo genio della fisica. Speriamo che sia di esempio a tanti giovani che vogliono entrare nello stesso mondo.


Giorgio Parisi e la National Academy of Sciences

Apprendiamo dalla stampa che ora anche Giorgio Parisi farà parte della National Academy of Sciences degli Stati Uniti d'America, dopo Rita Levi Montalcini, Nicola Cabibbo e Carlo Rubbia.

Giorgio Parisi è uno dei più noti studiosi del nostro Paese, noto a livello internazionale per il suo interesse alla fisica dei sistemi disordinati e della meccanica quantistica. Tra gli altri riconoscimenti si rammenta che è stato insignito nel '92 della medaglia Boltzmann e nel '99 della medaglia Dirac.
Attualmente dirige, presso l'Università di Roma, ricerche che vanno dalla fisica dei sistemi disordinati e dei vetri ai superconduttori ad alte temperature, alla turbolenza; ai fenomeni caotici e l'auto-organizzazione. Sono questi settori in grado di fornire una via di accesso anche a diversi argomenti fuori dalla fisica: dal funzionamento del sistema immunitario ai meccanismi della memoria e dei processi cognitivi, dai terremoti ai sistemi finanziari.
La National Academy of Science Usa è un'importante organizzazione che ha complessivamente 1.922 membri attivi e 341 soci stranieri. E che ricopre compiti istituzionali come quelli di dare consigli al governo federale e di occuparsi di problemi della ricerca scientifica.

Di recente Giorgio Parisi ha pubblicato un piccolo libro (La chiave, la luce e l'ubriaco, Di Renzo Editore) che muovendo da alcune descrizioni riguardante la sua vita e il suo percorso scientifico, traccia una interessante visione della divulgazione della scienza, di quella che compete alla sua attività.


Risposte sulla fisica


È costruito come un’intervista il volume “La chiave, la luce e l’ubriaco”, in cui Di Renzo Editore pone allo scienziato Giorgio Parisi, quesiti sul suo campo di studio: la fisica.

Tanti i temi affrontati dallo studioso romano, docente di Teorie quantistiche presso l’università ‘La Sapienza’ di Roma, dalla genesi della sua scelta di dedicarsi alla fisica ai concetti di spazio e tempo nella fisica moderna, dall’influenza sulla fisica moderna dei calcolatori ai rapporti tra la fisica e le altre discipline.
Il tono colloquiale del volume e la chiarezza delle risposte di Parisi fanno dell’opera un valido strumento di divulgazione scientifica, capace di illustrare in maniera semplice concetti fisici anche molto elaborati quali il ‘sistema complesso’ o il ‘sistema lineare’ contrapposto al ‘sistema caotico’.


La chiave, la luce e l'ubriaco

La chiave, la luce e l'ubriaco - Di Renzo Editore - 2006

“Mi viene in mente una vecchia barzelletta. Un ubriaco, di notte, si mette a cercare una chiave sotto un lampione. Arriva un tale che lo aiuta, ma, non trovando nulla, gli chiede se è proprio sicuro di aver perso lì la chiave. L’ubriaco risponde: No, non sono affatto sicuro, ma è qui che c’è luce”.
Con questo esempio scherzoso, ma non troppo, Giorgio Parisi ci spiega come si muove la ricerca scientifica fondamentale.
“Gli scienziati fanno le cose che riescono a fare. Quando si accorgono di disporre dei mezzi per studiare qualcosa che fino a quel momento era stato trascurato, allora s’impegnano per quella strada.” Se lo scopo è migliorare la capacità dell’uomo di conoscere e di controllare i fenomeni della natura, ogni problema, al quale si possano applicare teorie in corso di verifica, diventa immediatamente interessante ai fini della ricerca: ogni aspetto che viene chiarito può aiutare a comprenderne altri. Per il momento si tratta di ricerca pura. Le applicazioni, se verranno, arriveranno dopo.
In una conversazione animata e straordinariamente comprensibile, uno dei più importanti fisici teorici italiani ci aiuta a capire come è cambiata la fisica, di quali problemi si occupa oggi, che interazioni ci sono tra ricerca di base e sviluppo tecnologico, quali scenari futuri potrebbe aprire la sinergia tra la fisica dei sistemi complessi e la biologia.



Giorgio Parisi

Giorgio Parisi è nato nel 1948 a Roma. È professore ordinario di Teorie Quantistiche presso l'Università degli studi di Roma "La Sapienza". È socio dell'Accademia dei Lincei e socio straniero dell'Accademia Francese. Nel 1992 ha ricevuto la medaglia Boltzmann e nel 1999 la medaglia Dirac, come riconoscimenti per i suoi importanti studi di fisica teorica.

Con Di Renzo Editore ha pubblicato La chiave, la luce e l’ubriaco.



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